Abbiamo proposto agli ospiti della comunità, la visione del filmato “Rat park”, in cui vengono mostrati i risultati di una serie di studi sulle dipendenze condotti alla fine degli anni ’70. A seguire, ognuno di loro ha scritto che cosa lo avesse colpito maggiormente e abbiamo riflettuto insieme su quanto le proprie esperienze e le proprie emozioni fossero comuni davanti agli stimoli del filmato. Ciò che è emerso è quanto la loro identità sia stata per lungo tempo fortemente legata alle sostanze consumate, tanto da non lasciare spazio ad altre domande su di sé e sulla propria vita. È proprio durante questo lavoro di riflessione che alcuni di loro raccontano di individuare la diversità di questo momento di vita, dove invece si sono dati il permesso di fermarsi e di scegliere chi essere.
Ecco alcuni dei loro interventi e a seguire il filmato:
F. racconta: sono nato sano, in una famiglia quasi normale, ho avuto un’infanzia e un’adolescenza quasi normale, in un momento storico dove l’eroina ha devastato più di una generazione, eppure sono diventato un tossico. Allora mi chiedo, dov’è il gap? Che cosa non ha funzionato?È qualcosa che non va in me o in questa società? La risposta non ce l’ho, quindi facciamo metà e metà, e se i topi ce l’hanno fatta ce la farò anche io.
P.: La dipendenza crea un vuoto psicologico e annulla l’autostima. La sobrietà crea confronti, crescita e benessere psichico. Io mi ritrovo a riscoprire me stesso e cercare di tornare a rapportarmi con la società creando legami.
E: Non conoscevo l’esperimento e purtroppo non ho visto il cortometraggio su Rat park. Comunque, io essendo stata una consumatrice di sostanze credo, che avendo una vita sociale, famigliare, lavorativa molto soddisfacente, senza dubbio è più difficile cadere nella droga. La solitudine è un sentimento distruttivo, avere “la solitudine dentro” è sentirsi soli anche stando insieme a tanta gente. Questo porta a dei disagi che molto facilmente conducono all’uso di sostanze, come si vede in Rat park. Ovviamente dopo tanti studi ed esperimenti, si è giunti alla soluzione che stando in una comunità e in un contesto sociale adeguato, il problema si può risolvere.
R: Quando bevevo e fumavo, ero sempre chiuso dentro un bar come un topo in gabbia, quasi sempre euforico o per meglio dire: sopra le righe. D’altro canto, ora che non dipendo più da sostanze e alcool, vivo una vita più serena de lucida, cioè ora sono capace di scegliere! Senza quella sensazione orribile.
E.F: La solitudine si può manifestare in diversi modi: la mancanza di legami, oppure non trovarsi bene con le persone che ci circondano o che non ci comprendono affatto. Siamo “animali sociali” e vivere isolati o ostracizzati non ci appartiene. Tutto questo crea per la maggior parte delle volte problemi. Secondo la mia esperienza, la dipendenza da sostanze, mi ha fatto allontanare dalle persone, rovinando tutto ciò che si può definire un Rat Park, inteso come: avere una vita piena. Per la ricostruzione di una vita sana, occorre chiedere aiuto e fidarsi delle persone che “vogliono il nostro bene” o lo fanno per lavoro, condizioni fondamentali per arrivare a questo Rat Park. Come spiega il cortometraggio, si diventa dipendenti, per mancanza di connessione con gli altri. Di fatto, per cambiare, bisogna impiegare il nostro tempo libero svolgendo attività che ci facciano stare bene, per cambiare una routine che per tanto tempo ci ha sconvolto. Occorre crearne una nuova, sana, in cui dandosi piccoli traguardi, si può guardare sempre più avanti, con la serenità e il sorriso di una persona che può gridare: ce l’ho fatta!
Ecco il video, buona visione: